giovedì 23 settembre 2010

Ferro 3


Quando si ha di fronte un film che respira filosofia orientale, che emana energia taoista dalla pellicola stessa, risulta ancora più evidente quanto gli artisti asiatici siano riusciti ad imprimere nell'atto creativo lo spirito libero della natura umana. In un profilo che attraversa tutta la storia, si arriva infatti a Kim Ki-duk che da appassionato pittore, e autodidatta dell'emotività sceglie la via del cinema contemporaneo per “tentare di comprendere l'incomprensibile”. E per questo che il colpo violento del suo Ferro 3 gli regalerà il Leone d'argento (alla 61a Mostra di Venezia) che ruggisce un messaggio ancora più profondo delle parole: il silenzio. Il protagonista, infatti, non si esprimerà mai verbalmente, cercando conforto e comprensione nelle vite congelate delle persone attraverso le case vuote. Come se cercasse di abbracciare un'intimità più grande della propria solitudine, riuscirà a trovare una ragazza che vive la sua stessa condizione di smarrimento dalla realtà, instaurando un profondissimo rapporto basato su sguardi intensi e delicatezze dei gesti. Un sogno. Un attimo poetico che coinvolge lo spettatore, sempre più toccato da questa lontana ed impossibile magia. Tutto ciò in diretto collegamento con la vita, spesso cruda ed imprevista nelle possibilità relazionali e casuali che passano davanti ai due personaggi (legati da qualcosa di ultraterreno) costretti a separarsi e segretamente ad amarsi. Da questo punto, un cambio di ciak radicale. Il film, oramai divenuto un dipinto che si muove, è un'entità con una presenza che sembra diventare incorporea e soprannaturale. Il ragazzo, pienamente cosciente di sé, giungerà ad amarla sotto gli occhi del brutale marito, come se il sentimento dell'amore puro fosse totalmente scisso dalle cose materiali. Ed è per questa ragione che la frase detta da lei, “Ti amo”, ultra citata nel mondo, assumerà un significato simbolico e religioso al di là degli schemi convenzionalmente conosciuti. Lo spettatore, adesso, è giunto al punto 0 e una musica esotica risuonerà nell'aria insieme alle pochissime, ma pesate, parole pronunciate nella casa vuota che è la nostra anima.

Rubens Lanzillotti

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